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  Franco Rovesti Stampa  
 

Per Franco Rovesti la cultura, nel senso più ampio del termine, fu l'alimento del suo spirito. In particolare, la musica e la pratica del flauto lo impegnarono sin da giovinetto, secondo una tradizione della famiglia materna. Franco era nato a Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, nel 1942. Un malevolo destino lo privò dell'uso delle gambe all'età di quattro anni. Seguì tutta la vita gli spostamenti dei genitori nelle località in cui c'era un aeroporto per l'attività volovelistica del padre Plinio. Mamma Rosetta suonava il piano e il nonno materno, flautista per diletto a Varese, lo stimolò ancora piccolo a dedicarsi allo studio dello strumento a fiato. Ma fu in provincia di Córdoba, in Argentina, che Franco tredicenne ebbe i primi insegnamenti da un flautista dilettante calabrese. Al rientro in Italia, a Roma, gli fu offerta la grande opportunità di prendere lezioni private dal Maestro Arrigo Tassinari, docente di flauto traverso al Conservatorio di Santa Cecilia e in precedenza attivo alla Scala nel periodo della direzione Toscanini.
Tassinari, capace di esercitare una influenza notevole sulle nuove generazioni di flautisti (tra cui si ricordano i maestri Severino Gazzelloni e Gastone Tassinari, primo flauto dell'Orchestra RAI di Milano), fornì a Rovesti un insegnamento fondamentale nell'esecuzione flautistica, considerandolo un talentuoso interprete dello strumento. Franco allargò le sue conoscenze musicali con la frequentazione a Varese dell'amico Guido Salvetti, pianista, saggista e futuro direttore del Conservatori Verdi di Milano. Definitivamente trasferitosi con la famiglia a Rieti, iniziò un'attività didattica con l'insegnamento del flauto e dei rudimenti di solfeggio e piano. Tra i suoi allievi si annovera il flautista Sandro Sacco, oggi concertista e insegnante di flauto traverso. Rovesti approfondì il suo sapere musicale , grazie anche ai contatti avuti con il noto musicologo Lino Bianchi, arrivando ad elaborare un ponderoso testo sulla struttura musicale classico-romantica, che vide la luce solo per una minima parte riguardante gli "Aspetti strutturali e formali del silenzio" pubblicato nel 1994 dalla rivista di cultura musicale "Diastema". A Radio Rieti tenne una serie di conversazioni propedeutiche all'ascolto della musica classica con una ricca esemplificazione di brani. All'attività musicale affiancò lo studio delle materie letterarie, linguistiche, filosofiche, storiche e, in particolare, della psicoanalisi, materie tutte che approfondì con esperti, ma soprattutto da autodidatta. Poco noto al grande pubblico reatino sia per l'impossibilità a deambulare sia per il suo carattere modesto e riservato, Franco Rovesti frequentò un ristretto gruppo di amici sinceri che trovarono in lui la persona colta, spiritosa, d'animo buono e generoso pronta a dialogare su ogni problema personale o generale, a dispensare un consiglio, a seguire i suoi insegnamenti in campo musicale o in altri ambiti. Negli ultimi anni, l'infermità degli anziani genitori, che seguì con impareggiabile amore filiale sino alla loro perdita, lo tennero lontano dagli amici e dagli studi più cari sino alla sua improvvisa scomparsa avvenuta il 23 marzo di quest'anno. I fratelli Gianni e Fabrizio hanno quindi deciso di onorare la cara memoria di Franco con la donazione della maggior parte della sua straordinaria biblioteca a due enti culturali di Rieti: al Liceo Classico Statale "Marco Terenzio Varrone" vanno i numerosi volumi di carattere umanistico, mentre all'Associazione culturale Musikologiamo – progetto Musica in Ospedale al "San Camillo de' Lellis" sono destinati i testi musicali e gli innumerevoli, e spesso pregevoli, spartiti per flauto, piano e orchestra. Tutto questo perché rimanga memoria del Maestro Franco Rovesti e il suo amore per la cultura si possa tramandare alle generazioni future.
 
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Sandro Sacco, flautista compositore
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